La peste di Ostuni del XVIII secolo e come si salvò

Ci sono storie che so perdono nella leggenda e, col tempo, acquistano un’aura di mistica leggenda. Storie che, talvolta, riguardano una comunità intera e si sublimano ad emblema di appartenenza e identità. Storie come quella di Ostuni, la città bianca nel cuore della Valle d’Itria, confine ideale che pone fine alla pianura salentina e che si solleva per 200 metri sopra il livello del mare.

Perché ‘la città bianca’

Intorno a Ostuni, da sempre, è possibile reperire ampie quantità di calce. La calce è semplicemente roccia calcarea utilizzata in vari modi per l’edilizia. Nel borgo brindisino, ampio utilizzo è stato riservato alla tinteggiatura a calce viva, applicata fin dall’età antica per conferire luminosità alle vie strette e buie del centro storico. Difficilmente, però, gli abitanti ostunesi che vissero nel corso della metà del ‘700 avrebbero potuto immaginare che la calce avrebbe salvato le loro vite.

La vernice di calce è ottenuta sciogliendo la calce cotta nella fornace e quindi ridotta in polvere. Il processo che dà forma alla calce viva rende l’elemento particolarmente basico; la basicità dell’ossido di calcio rende il prodotto un disinfettante naturale capace di sciogliere anche i batteri.

La peste

Nel 1639, la città di Ostuni era passata nelle mani della famiglia Zevallos, ricchi mercanti che l’avevano acquistata dagli Asburgo, ridotti in crisi dalla logorante Guerra dei Trent’Anni. Un secolo di mal governo aveva messo in ginocchio la città ridotta in meno di cento anni do oltre 7000 unità. Nella metà del XVIII secolo, il borgo venne colpito da un contagio di peste. La violenza del bacillo era considerevole e solo l’abbondante presenza di calce tra le strade del borgo impedirono all’epidemia di prendere il sopravvento, scongiurando l’estinzione della città.

Ostuni oggi

Hotel e b&b a Ostuni restano aperti per tutto l’anno, a differenza di ciò che accade con gran parte delle altre mete di Puglia. Il borgo ha saputo configurare un’offerta turistica trasversale, capace di attrarre target molteplici a prescindere dalla stagionalità. Il bianco del suo profilo è l’elemento più iconico del borgo, un mosaico di culture, correnti e narrazioni antichissime che si susseguono su un profilo urbano assolutamente incredibile, rigorosamente bianco.

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